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Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Saverio Rampin (1930–1992) si fa presto notare nell’ambiente artistico del territorio, partecipa alle collettive della Fondazione Bevilacqua La Masa e nel 1950 espone alla Biennale di Venezia. Considerato uno dei maggiori esponenti dello spazialismo veneziano, nonostante non abbia mai voluto firmarne il manifesto, il suo percorso si snoda dal linguaggio spazialista degli anni Cinquanta e Sessanta, alla ricognizione sul colore e sulle geometrie negli anni Settanta, proseguendo poi con i dipinti intimisti degli anni Ottanta, avvolti in una luce diafana, fino al nero sdrammatizzato da persistenti barre di colore dell’ultimo periodo.